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al testo di Annalisa Scialpi
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Oh Antigone, quel papà frusto come il peccato originale, tutta colpa pronta per l'inforno, te lo portasti sulle spalle come un corpo di santo bagnato.
Era figlio del mercato, del bene e del male e tu non potesti farci niente .
Guarda che belli i tuoi quattro gioielli, dicevi, parlando dei tuoi fratelli, ma lui stava bianco come uno stoccafisso, immobile come un chiodo.
Caddero le estati le primavere tornarono le nevi umide e fradice e tu sempre col tuo peso addosso, un gatto nero che non volevi lasciare.
Coraggio, coraggio, dicevi, ma poi ti spuntò un ghigno da demonio e decidesti di fare la missionaria e seppellire, sì, tuo fratello Polinice!
E così che si diventa credenti e missionari e tu eri così stanca, che preferisti la tomba all'illusione di essere viva per lavare ancora i calzini sporchi di tuo padre, di cenere nera.
Ora sei un'eroina, annoverata nel ciclo dei ribelli mitici, ma nessuno seppe mai che, nella prigione tomba del re, tu ci eri già stata, aspettando tuo padre, ogni giorno più morto.
Per te fu solo questione di cambio di location. |
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